L’agenzia internazionale di rating Moody’s ha ridotto le proprie stime sulla crescita italiana. Proprio nei minuti in cui l’Ocse si dimostrava lievemente più ottimista sul futuro tricolore, pertanto, l’agenzia sanciva come nel 2014 l’Italia non riuscirà a crescere del previsto 0,5%, ma dovrà subire una diminuzione del proprio Pil dello 0,1%. La recessione, accertata e previsionale, peserà quindi sul complessivo clima fiscale e politico, condizionando pesantemente il faticoso cammino delle riforme timidamente intrapreso.
A proposito di riforme, Moody’s rivede in negativo il proprio giudizio – si legge nella nota – anche per la lentezza italiana di “reazione” alla necessità di rivedere alcuni aspetti fondamentali del sistema strutturale economico. Non è certamente un caso se l’agenzia di rating, anche in tempi non sospetti, penalizzava l’Italia attribuendole un giudizio estremamente pessimistico sulla sua capacità di “riformare”, collocandola tra i fanalini di coda dei Paesi periferici europei.
In ogni caso, qualche buona notizia sembra esserci. Nonostante la bocciatura di Moody’s, i mercati finanziari hanno proseguito nella loro strada al lento rialzo: considerato che in altri tempi un giudizio così negativo delle agenzie di rating avrebbe avuto una cassa di risonanza ben più ampia, forse quanto accaduto sta a significare che il peso dei giudizi di Moody’s non è più negozialmente forte come un tempo.
A ciò si aggiunga che, comunque, le valutazioni di Moody’s hanno dovuto scontrarsi con quelle dell’Ocse, secondo cui la situazione italiana sarebbe in miglioramento, e per la quale l’Italia si starebbe avviando verso una fase giudicata “positiva”.
In ogni caso, tornando alle stime Moody’s, il rapporto deficit / Pil 2014 e 2015 è stimato intorno al 2,7%, con rischi significativi per ulteriori revisioni al rialzo e, pertanto, timoroso avvicinamento della soglia del 3%. Per quanto invece concerne il rapporto debito / Pil, Moody’s punta a una stima intorno al 136,4% per il 2014 e al 135,8% per il 2015. Infine, per quanto riguarda il peso del bonus degli 80 euro, il documento conferma che la sua incisività si vedrà (eventualmente) solamente nella seconda parte dell’anno: il bonus è definito come “una misura importante”, ma non certo in grado, almeno per il momento, di influenzare i consumi.