Il dollaro ha aperto la settimana con una buona prestazione, supportato dai dati positivi provenienti dal mercato immobiliare (gli indici di riferimento sono infatti saliti oltre le attese). Bene anche l’andamento dei rendimenti sul territorio a stelle e strisce, dopo un calo attribuibile all’andamento deludente della produzione industriale. L’attenzione odierna è invece incentrata sulla pubblicazione dei dati dell’inflazione di luglio: in questa fattispecie, qualora i dati dovessero sorprendere verso l’alto, è probabile un corposo apprezzamento del dollaro, che supererebbe i massimi di due settimane fa. Per quanto meno forti, riteniamo che altri indicatori che potrebbero potenzialmente nuocere o beneficiare il dollaro, potrebbero essere gli elementi statistici sull’andamento delle licenze edilizie e dei nuovi cantieri.
Domani l’attenzione sarà invece incentrata sui verbali del FOMC, mentre venerdì sarà la volta dell’atteso discorso di Yellen a Jackson Hole. L’obiettivo degli analisti sarà arduo: cercare di capire quando avverrà il primo rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Se l’istituto banchiere americano dovesse mostrarsi particolarmente favorevole all’anticipazione di una simile mossa, potrebbe svilupparsi un’accelerazione rialzista del biglietto verde. In assenza di segnali, si potrebbe invece consolidare un breve periodo di debolezza.
In opposto al dollaro, l’euro ha aperto la settimana al ribasso, senza riuscire a ripristinare la soglia di 1,3400. In questo caso il decremento sarebbe avvenuto principalmente sui dati USA, ma potrebbe altresì avere inciso negativamente il calendario legato alla diffusione di deboli dati di Pil. Non è escluso, in merito, che possa svilupparsi un ulteriore decremento delle quotazioni dell’euro, tale da ricondurlo al di sotto di quota 1,32. Per poter giungere a tali livelli sarà tuttavia necessario che la Federal Reserve apra a un anticipato incremento dei propri tassi di riferimento. Se così non fosse, difficilmente l’euro troverebbe margini di autonomia per potersi deprezzare al di sopra di tale soglia e, pertanto, la flessione verso quota 1,32 sarebbe rinviata a data da destinarsi.
Per quanto concerne la sterlina, ieri buona tenuta della valuta d’oltre manica. Questa mattina la moneta appare lievemente debole, probabilmente a causa delle crescenti attese per un calo dell’inflazione, in linea con quanto già anticipato dalla Bank of England.