Le voci di un possibile accordo tra Russia e Opec sul taglio della produzione si sono sgonfiate. E, con esse, anche la possibilità che il petrolio possa riprendere quota. Dopo essere brevemente balzato in rialzo, dunque, il petrolio ha repentinamente scelto di rallentare la corsa e invertire id nuovo la tendenza, smentendo così ogni possibilità di ipotesi di un taglio di produzione coordinato, quanto meno nel breve periodo.
Che la strada di un taglio coordinato fosse in salita lo si era d’altronde capito fin da subito. La prima sicurezza la si è poi avuta con l’ennesimo rifiuto da parte dell’Iran a prendere parte a tagli di produzione e il fatto che lo stesso Paese, appena due settimane dopo la revoca delle sanzioni, sta già accelerando l’export.
Stando a quanto afferma Reuters, emergerebbe come Teheran si stia apprestando ad esportare 1,5 milioni di barili al giorno per un incremento del 20% rispetto a quanto aveva fatto in media lo scorso anno. Si tratta di proporzioni da prendere con le dovute cautele, considerando che i caricamenti potrebbero non corrispondere esattamente a quanto petrolio arriverà davvero sui mercati, ma si tratta altresì di segnali piuttosto chiari di quello che potrebbe avvenire.
Per l’attendibilità delle statistiche, molto dipenderà naturalmente dal comportamento delle parti europee: si sa, in merito, che la francese Total, la spagnola Cepsa e il trader svizzero Litasco, controllato da Lukoil, si stanno muovendo in tale direzione.
Insomma, con un’offerta ai massimi e una domanda invariata, e con il mercato che continua a scontare timori sulle quotazioni future del greggio, sembra che i prezzi del petrolio siano destinati a rimanere particolarmente depressi ancora a lungo, per poi tentare la risalita nella seconda parte dell’anno.