L’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie) ha messo in guardia gli stakeholders sui rischi (definiti “straordinariamente alti”) che minacciano l’offerta di petrolio e – dall’altra parte – dalla forte ripresa che si annuncia per la domanda di petrolio, che nel corso del 2015 dovrebbe svilupparsi ad un ritmo record, mai riscontrato nel quinquennio precedente. Le richieste dalla Cina dovrebbero infatti portare la domanda complessiva in incremento dell’1,5%, o – se preferite i termini assoluti – + 1,4 milioni di barili al giorno, con Pechino che è annoverata di riserve accumulate per più di 800 mila bg nel solo secondo trimestre.
Nonostante le stime, i prezzi del petrolio sono continuati a calare nel corso degli ultimi giorni. Il tutto, nonostante i gravi avvenimenti che stanno accadendo in Iraq, dove sono stati presi sotto sequestro due giacimenti petroliferi. Premesso quanto sopra, il WTI è calato sotto 101 dollari al barile, mentre il Brent è sceso ai minimi degli ultimi tre mesi. Entrambi i valori di riferimento per il greggio viaggiano quindi sulla terza settimana consecutiva di decremento, confermando pertanto come il clima intorno all’oro nero sia definitivamente cambiato.
Ma per quale motivo, nonostante le tensioni, il prezzo si ostina a scendere? A darci una ragionevole spiegazione – che condividiamo – è la Mizuho Securities, secondo cui i barili di petrolio dalla Libia stanno finalmente tornando, e stando alla quale i problemi in Iraq non potranno che avere un impatto minimale sulla produzione di greggio mondiale. In aggiunta a quanto sopra, si deve tenere in considerazione anche l’influenza tecnica di alcuni fattori che hanno contribuito a premere al ribasso i valori.
Per quanto concerne il futuro, il WTI con consegne ad agosto è calato del 2 per cento a 100,83 dollari per barile, con prezzi in flessione complessiva del 3,1 per cento durante l’intera settimana. Il Brent con consegna ad agosto è calato dell’1,8 per cento a 106,66 dollari per barile. Durante la settimana i prezzi sono invece diminuiti del 3,6 per cento.