Nell’area euro, i dati macro elaborati nel corso delle ultimi settimane sono stati piuttosto contrastanti. Tra quelli positivi possiamo certamente ricordare come l’indice di fiducia economica della Commissione Europea sia salito di 0,7 punti a 106,9 punti, per un livello che è il massimo dai tempi pre-crisi. Il PMI composito ha inoltre segnato un miglioramento – pur più contenuto – con passaggio in incremento di 0,1 punti a 54,3.
Di contro, si osserva come l’indice IFO tedesco sia calato marginalmente, l’indice INSEE francese sia rimasto stabile, e gli indici ISTAT di fiducia di consumatori e imprese hanno segnato una correzione comunque non preoccupante dai picchi pluriennali toccati in precedenza. Insomma, nel complesso la fiducia di famiglie e imprese nel 4° trimestre risulta essere coerente con un’accelerazione della crescita del PIL tra fine 2015 e inizio 2016 a 0,4–0,5% t/t, dopo il +0,3% t/t dei mesi estivi.
Archiviato il passato, l’attenzione è ora spostata sul futuro. Se i dati di fiducia rimarranno – come pare – positivi, sono quelli sulla produzione industriale a sollevare qualche ombra sull’intensità della ripresa. La produzione è infatti calata a novembre (ultimo periodo al quale è possibile riferire una statistica) sia in Francia sia in Germania: in Francia il calo è spiegato da fattori meteorologici transitori, mentre in Germania sono stati i beni capitali a segnare una pesante contrazione. Fortunatamente, la crescita è ancora sostenuta dai servizi e dalla domanda interna più che dal manifatturiero e, pertanto, il saldo risulta essere positivo.
Per il prossimo futuro a breve termine, l’aleatorietà è principalmente rappresentata dai rischi, non solo di natura economica ma anche geopolitica, gravanti sullo scenario internazionale, cui va aggiunto il rischio politico domestico in diversi paesi membri. Una simile incertezza potrebbe a sua volta condizionare gli investimenti e l’export, aprendo pertanto scenari di ombra per gli investitori nell’area euro…