Nell’area USA alcuni dati continuano a sorprendere al rialzo. Parliamo principalmente della fiducia dei consumatori, che salta su livelli elevati nel corso del mese di agosto. E altresì della revisione in aumento della lettura del PIL per il secondo trimestre, balzato dal 2,6 per cento della stima preliminare a 3,0 per cento su base trimestrale annualizzata, grazie alla forza dei consumi. Sono piuttosto solidi anche i dati per spesa e per reddito personale, mentre sta rallentando di un decimo il PCE core a +1,4 per cento su base annua a luglio. Migliora infine anche l’ISM manifatturiero di agosto.
Tra gli altri dati che invece hanno dato un esito chiaroscuro, segnaliamo l’andamento dell’employment report del mese di agosto, che ha deluso le aspettative su diversi fronti, ma resta coerente con il pieno impiego e con un mercato del lavoro sempre solido, tanto più che ad agosto spesso i dati degli occupati sono inferiori alle attese e vengono rivisti successivamente.
In particolare, emerge come i nuovi occupati non agricoli sono aumentati di 156 mila unità, e gli occupati nel settore privato sono aumentati di 165 mila unità, con rialzi diffusi in quasi tutti i comparti ad eccezione dei servizi. L’aumento della forza lavoro determina un marginale rialzo del tasso di disoccupazione a 4,4 per cento da 4,3 per cento di luglio. Anche i salari orari rallentano e le ore lavorate calano di -0,3 per cento su base mensile m/m. Una lettura più ampia evidenzia come il tasso di disoccupazione resti 2 decimi al di sotto del tasso di equilibrio stimato dal FOMC a 4,6 per cento e le retribuzioni reali siano in aumento di 1,4 per cento su base annua.
Difficilmente, però, simili dati potranno supportare le decisioni Fed per un terzo rialzo tassi entro fine anno…