Scoprire se un’azione è sopravvalutata rispetto al suo “reale” valore può essere il punto di partenza per poter comprendere se vi siano – o meno – margini di apprezzamento e di profittabilità in capo all’investitore. Ma come fare?
Il metodo più semplice per comprendere se un’azione è sopravvalutata è scoprire il suo P/s, ovvero il rapporto tra il prezzo di un’azione in Borsa e il relativo utile per azione (Eps). Così come avviene per moltissimi indicatori che potrebbero aiutare gli investitori a orientare i propri trading, anche per il P/e non esiste un unico metodo di calcolo. Ne esistono infatti diversi, a seconda degli utili che vengono presi in considerazione: il Trailing P/e, ad esempio, è calcolato considerando gli utili realmente conseguiti dalla società e risultanti dall’ultimo bilancio di esercizio, mentre il Forward P/e, è calcolato sulla base degli utili attesi stimati dagli analisti.
Ma quali significati trarre dal P/e? In linea di massima, quanto più alto è il P/e tanto maggiori sono le aspettative degli investitori sulla crescita della società. Un valore elevato del P/e indica infatti che il mercato è disposto a pagare molto per avere il livello di utili posti al denominatore del rapporto, in quanto crede nella capacità dell’azienda
di incrementarli ulteriormente. Dunque, se un’azione è quotata a 10 euro, e il suo Eps è di 1 euro, il P/e sarà di 10. Ovvero, l’azione vale 10 volte i suoi utili.
Ma è possibile tracciare una linea di demarcazione tra P/e che indicano azioni sopravvalutate, e P/e che indicano azioni sottovalutate? Naturalmente no. Ma è comunque possibile sintetizzare – forse un pò troppo superficialmente – che il valore di 15 può separare le azioni sottovalutate dalle azioni sopravvalutate.