Nel corso degli ultimi giorni l’euro ha arretrato leggermente rispetto alle precedenti quotazioni, lasciandosi così alle spalle la soglia di 1,14 EUR/USD. A favorire tale movimento sembrano essere stati i dati europei, più deboli delle attese, e in grado di arricchire il calendario macroeconomico di incertezze e di varie aleatorietà.
In particolare, ieri gli ordini tedeschi – così come la produzione industriale pubblicata più recentemente – sono stati negativi, e la lettura finale dei PMI dell’area ha mostrato una revisione al ribasso rispetto alla stima iniziale.
Ne è conseguita la discesa delle quotazioni dell’euro nei confronti della sua principale controparte valutaria, il dollaro statunitense, con una rotta che punta alla soglia di 1,1300 EUR/USD. Per poter tastare la solidità di tale soglia bisognerà attendere ancora qualche ora: domani si avrà infatti un test importante con il discorso di Draghi.
Se a margine del discorso del numero 1 dell’Eurotower dovesse emergere che nonostante le ampie misure espansive di marzo la BCE potrebbe ancora aumentare lo stimolo monetario se necessario, anche già nei prossimi mesi, l’euro dovrebbe perdere un po’ di sostegno a beneficio del dollaro statunitense, che dall’altra parte dovrebbe rafforzarsi in misura almeno di rilievo rispetto a quanto fatto ieri.
Da non dimenticarsi, altresì, un altro elemento che potrebbe contribuire a indebolire la moneta unica: la menzione, da parte della BCE, di eventuali ricadute negative per l’area euro in caso di Brexit. Attualmente i sondaggi condotti oltre Manica sembrano essere ancora tendenzialmente favorevoli a coloro che ritengono sia meglio rimanere all’interno dell’Unione Europea, ma in concomitanza con gli avvenimenti di Bruxelles si è registrata una riduzione di tale gap favorevole.
I prossimi sondaggi potrebbero risultare più attendibili per cercare di intuire quali saranno le tendenze evolutive di tale tema.