Dopo due settimane di calo, la correzione del dollaro sembra essere giunta a un momento di pausa attendista. Di fatti, dopo aver toccato nuovi minimi, le quotazioni della valuta verde si sono risollevate, fornendo un utile spunto al rialzo. L’idea che la Federal Reserve non alzerà i tassi a fine mese dovrebbe essersi ormai affermata sui mercati (sarebbe una clamorosa sorpresa se il FOMC agisse in senso inverso), per cui il biglietto verde potrebbe diventare più reattivo, verso l’alto, di fronte a dati USA favorevoli.
A proposito di Federal Reserve, ieri Harker ha dichiarato di attendersi tra i due e i tre rialzi quest’anno, che però dipenderanno dai dati macro. Dunque, non si potrà che procedere a vista, con l’opzione del rialzo tassi che verrà vagliata di volta in volta ad ogni riunione, inclusa quella del 27 aprile (con esito negativo, riteniamo). La posizione di Harker non è rappresentativa della maggioranza, ma è coerente con l’orientamento generale: se dati domestici e contesto internazionale andranno nella stessa direzione, la Fed potrà alzare i tassi “liberamente”.
Intanto, a proposito di contesti internazionali, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso la crescita mondiale, ma in misura contenuta, aspettandosi comunque un’accelerazione quest’anno e il prossimo: 3,1%-3,2%-3,5% nel 2015-16-17 rispettivamente. Identica revisione al ribasso per la crescita USA, da 2,6% a 2,4% quest’anno e da 2,6% a 2,5% il prossimo, a partire da un 2,4% del 2015. Proprio al FMI è arrivato l’invito, da parte del Segretario del Tesoro USA Jack Lew, di essere più vigile sui tassi di cambio e sugli squilibri globali, sottolineando in particolare l’importanza di astenersi dal mettere in atto svalutazioni competitive.