Skip to main content

Quale è il posto più pericoloso per una donna?

Quale è il posto più pericoloso per una donna? A svelarlo è un nuovo studio da parte delle Nazioni Unite, secondo cui più della metà di tutte le donne vittime di omicidi nel mondo – 137 al giorno – sono state uccise da un membro della propria famiglia.

Insomma, una ricerca pubblicata dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha scoperto che delle circa 87.000 donne e ragazze uccise intenzionalmente nel 2017, circa il 58% è morta per mano di qualcuno che era un “partner” o un parente. Tale statistica equivale a sei donne uccise ogni ora da persone che conoscono, dice il rapporto, tanto da far comprendere che, in fondo, il posto più pericoloso per una donna è proprio la sua casa.

Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’UNODC, ha osservato che mentre la stragrande maggioranza delle vittime di omicidi a livello mondiale sono uomini – nel 2017 sono otto su dieci omicidi – le donne sono le vittime più frequenti in termini di violenza perpetrata dai partner intimi. Nel 2017, circa l’82% delle vittime di omicidio perpetrato da partner o familiari erano donne, contro il 18% degli uomini (la stragrande maggioranza degli uomini viene uccisa da estranei).

Le donne continuano a pagare il prezzo più alto a causa della disuguaglianza di genere, della discriminazione e degli stereotipi negativi – ha poi aggiunto Fedotov, invitando ad applicare risposte mirate da parte della giustizia penale per prevenire e porre fine alle uccisioni legate al genere.

Lo studio rileva infine che anche se diversi Paesi hanno intrapreso azioni per affrontare la violenza contro le donne e le uccisioni legate al genere in modi diversi, adottando cambiamenti giuridici, interventi precoci e sforzi di più agenzie, così come la creazione di unità speciali e l’attuazione della formazione nel sistema di giustizia penale, attualmente non ci sono segni di una diminuzione del numero di uccisioni di donne e ragazze legate al genere.

Balene, perché si “suicidano” spiaggiandosi

Negli ultimi giorni 145 balene sono morte dopo essersi arenate su una spiaggia in Nuova Zelanda. Gli esemplari sono state trovati qualche giorno fa sulla spiaggia della Stewart Island, chiamata anche Rakiura, secondo quanto ha dichiarato il Dipartimento di Conservazione della Nuova Zelanda. Metà delle balene erano già morte quando sono state trovate, e il resto è stato condotto in eutanasia a causa della condizione in cui sono state trovate.

Purtroppo, la probabilità di riuscire a rigalleggiare con successo le balene rimanenti è stata estremamente bassa. La posizione remota, la mancanza di personale nelle vicinanze e il deterioramento delle condizioni delle balene ha significato che, purtroppo, la cosa più “umana” da fare era proprio quella di garantire loro una dolce morte, per quanto – evidentemente – sia stata una decisione straziante.

Nel frattempo, le autorità hanno fatto appello al pubblico per aiutare a salvare altre otto balene che si sono arenate in un incidente probabilmente non collegato su Ninety Mile Beach, sul lato opposto del Paese. Due delle balene erano già morte, ma le balene rimanenti sono state spostate sulla spiaggia di Rarawa, dove sono state tenute in un ruscello. Il Dipartimento della Conservazione ha chiesto ai volontari di aiutare a far galleggiare le balene.

Il Dipartimento di Conservazione della Nuova Zelanda ha dichiarato che ogni anno vengono segnalati circa 85 incidenti di mammiferi marini che rimangono incagliati. E, anche se relativamente comuni, di solito coinvolgono un solo animale. Ma per quale motivo?

Sebbene le cause non siano completamente note, i fattori possono includere malattia, errore di orientamento, caratteristiche geografiche, una marea in rapida discesa, inseguimento da parte di un predatore, o condizioni meteorologiche estreme.

Cosa fa un motore di ricerca?

Ti  sei mai chiesto che cosa faccia un motore di ricerca? Riassumere tutte le sue funzioni non è facile ma… cominciamo con il rammentare come i motori di ricerca hanno quattro utilità fondamentali, perché eseguono la scansione del Web (tramite spider), indicizzano i documenti e le pagine Web che trovano, elaborano le query degli utenti e restituiscono i risultati classificati dall’indice.

Per far ciò, il motore di ricerca è costituito da una serie di componenti che lavorano insieme in maniera integrata. Il primo componente è un crawling spider, o Web crawler, o robot, o bot, ovvero un programma di indicizzazione automatica che va da una pagina all’altra, seguendo i link e indicizzando o registrando ciò che trova.

In secondo luogo troviamo l’indice che il web crawler crea: si tratta di una sorta di “libreria” di pagine su Internet, e consiste di decine di miliardi di pagine. Il motore di ricerca crea database per parole chiave, in modo da sapere dove andare quando un utente inserisce una query.

Ulteriormente, c’è il motore è la parte che esegue la ricerca vera e propria. Gli utenti inseriscono una query di ricerca digitando una parola chiave o una frase chiave nella barra di ricerca. Il motore controlla quindi il suo indice per trovare le pagine rilevanti e fornisce risultati che vengono ordinati dal più rilevante e importante al meno rilevante e non importante.

Infine c’è la SERP (pagina dei risultati dei motori di ricerca), che è l’elenco ordinato dei risultati per la richiesta dell’utente.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi