Come anticipato dalla stampa locale, e come era nell’aria già da diversi giorni, la premier Theresa May ha dichiarato che il Regno Unito uscirà dal mercato unico e che non intende replicare nessuno degli accordi di associazione con l’Unione Europea già sperimentati; l’obiettivo è invece quello di un accordo di libero scambio ritagliato su misura, ma l’uscita potrebbe avvenire anche senza alcuna intesa.
Alla luce di tali dichiarazioni piuttosto nette e dure, viene pertanto confermata l’intenzione di avviare formalmente il processo di uscita nel prossimo mese di marzo approcciando a uno scontro abbastanza netto con le controparti comunitarie. Inoltre, il primo ministro ha confermato che l’eventuale accordo con l’UE, se ci sarà, sarà sottoposto all’approvazione del parlamento. Con tali premesse, i rischi di una hard Brexit non possono che divenire sempre più evidenti, con ciò che ne consegue sui pericoli che l’economia delle rispettive zone potrebbero conseguire. Non ci resta pertanto che attendere l’inizio dei negoziati per poter comprendere quale sarà l’effettivo tenore assunto dalle parti in causa. Si tenga anche conto che fra le armi negoziali sembra esserci principalmente l’offerta di cooperazione sulla difesa europea e la minaccia di trasformare il Regno Unito in un paradiso fiscale.
Sempre negli stessi giorni, per quanto riguarda i confini a noi più vicini, è giunta la conferma che la Commissione Europea ha chiesto al governo italiano una correzione di 0,2 per cento del PIL sui conti 2017, con conseguenti manovre aggiuntive probabili per qualche miliardo di euro. Intanto, il Tesoro ha formalmente annunciato l’emissione tramite sindacato di un nuovo BTP a 15 anni.