Standard & Poor’s non promuove l’Italia e – anzi – si dimostra non particolarmente convinta dai progressi compiuti in questi primi mesi dal governo Renzi. In particolare, pur definendo come “incoraggianti” le intenzioni dell’esecutivo, S&P ricorda come sia troppo presto per poter valutare compiutamente il lavoro dell’ex sindaco di Firenze e come, pertanto, non si possa che procedere con il ribadire il consueto rating BBB, con un outlook per giunta negativo. Non solo: S&P anticipa che vi è una possibilità su tre che tra il 2014 e il 2015 il rating possa essere rivisto al ribasso. A leggere le motivazioni che hanno spinto l’agenzia di rating ad un atteggiamento piuttosto severo nei confronti del BelPaese, ci sarebbe comunque ben poco di cui sorprendersi. L’agenza spiega infatti che la conferma del rating “riflette le attese affinchè il governo faccia progressi per le importanti riforme strutturali e fiscali”, mentre per quanto attiene la conferma dell’outlook negativo, S&P aggiunge come la previsione “rifletta i rischi che permangono sui conti pubblici italiani, a causa delle deboli prospettive di crescita”. Di qui, un rilancio sul futuro a breve termine: “a nostro avviso” – affermano gli esperti americani – “le modeste prospettive di crescita in Italia riflettono gli scarsi progressi frutto dei tentativi degli ultimi tre governi di riformare il mercato del lavoro”. Sulle riforme preannunciate da Matteo Renzi, e solo in parte avviate, l’agenzia di rating preferisce adottare una strategia di massima cautela, definendo incoraggianti le linee di revisione, ma non certo sufficienti per comprendere in che modo potranno impattare sulla ripresa economica italiana. Infine, un lungo cenno dell’analisi di S&P si concentra sugli sgravi fiscali per i redditi medio bassi, che l’agenzia di rating sottolinea essere buoni per poter ridurre la pressione fiscale sul lavoro in maniera progressiva, “in modo che la domanda risulterà supportata”. I dubbi dell’agenzia riguardano tuttavia le coperture, visto e considerato che più della metà sono una tantum e valgono solamente per l’anno in corso. E dopo cosa accadrà?